Nel mondo di GINO GRIMALDI nei suoi colori, nel suo dolore, nella sua gioia, nella sua creatività, nelle sue angosce….
LE TAPPE
testo di Giovanna Rotondi Terminiello
1889
Nasce l’8 febbraio a Isola della Scala (Verona). Le condizioni dei genitori sono modeste.
1893
La famiglia, dopo un breve soggiorno a Torino, si trasferisce a Bergamo, città eletta patria di origine.
1909
Perde il padre, morto in ospedale psichiatrico per cause imprecisate. Aveva avuto con lui relazioni burrascose motivate dal mancato apprezzamento delle sue inclinazioni artistiche e dalla disistima per lo scarso apporto finanziario del figlio al fabbisogno familiare.
Il rapporto con la madre fu invece costantemente caratterizzato da sentimenti di profondo amore.
Il rapporto con l’unica sorella, minore di qualche anno, fu scarsamente incisivo. Il pittore la cita marginalmente nell’elenco delle sue opere perché una copia della Madonna Sistina di Raffaello, da lui eseguita, era in sue mani.
1910 – 1912
Riprende gli studi, interrotti dopo la frequentazione delle scuole elementari e di grado superiore, iscrivendosi all’Accademia Carrara: ma, a causa di difficoltà economiche, è costretto ad abbandonare il corso prima di diplomarsi. Subito inizia a lavorare, come grafico, per la rivista d’arte Emporium e per l’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo per i quali esegue, rispettivamente, dodici disegni per copertina e una decina di almanacchi decorativi da muro.
1913
Il 2 agosto è ricoverato per psicosi maniaco-depressiva nel manicomio di San Servolo a Venezia.
1915
Dopo 2 anni di cure, il 2 aprile viene dimesso.
1916
Si trasferisce a Bellagio (Como) ove affresca l’atrio, cinque salotti e la sala da bagno della villa già dei conti Venino.
1917 – 1932
Nei periodi in cui, in questo arco di tempo, non è ricoverato nel manicomio di Mombello (Milano) – ove varie volte chiede spontaneamente di essere rinchiuso per sensi di colpa, stati di delirio e manie di persecuzione – dipinge, ben pagato, per ricchi committenti: decora il Palazzo Pusterla a Mombello, la grande sala del Caffè di Piazza Cavour a Como, una villa a Vercelli e il teatro di Lesa (Novara). Si dedica anche al restauro di affreschi e dipinti su tela, all’esecuzione di ritratti e di quadri di soggetto sacro e profano, alla copia di originali famosi, a lavori di grafica.
1933
Fugge a Genova in preda ad una sofferenza depressiva divenuta intollerabile. Dopo un ricovero per tentato suicidio all’ospedale di San Martino, viene trasferito e curato nel manicomio di Cogoleto ove i medici gli permettono, a scopo terapeutico, di dipingere. Subito si dedica accanitamente all’attività artistica, libero di elaborare senza vincoli di committenza il progetto iconografico delle opere da eseguire in favore dell’istituto manicomiale: un progetto che, se nella saletta-veranda del padiglione dei fanciulli, decorata in stile pompeiano, risulta di gusto tradizionale, rivela nel grandioso ciclo pittorico realizzato nella chiesa del manicomio le eccezionali capacità inventive ed immaginifiche dell’artista.
1936
Vuole essere dimesso con affidamento al capo del personale e alla sua famiglia che abitano all’interno dell’Istituto manicomiale. Come ospite-interrnato continua, in chiesa, il lavoro di ornamentazione pittorica.
1937
Termina l’opera di decoro della chiesa di cui firma e sigla con il monogramma i testi figurativi.
Compila il “Catalogo generale” delle sue opere “dall’anno 1910 al luglio 1936”: nel manoscritto, dopo aver registrato le grandi tele dipinte per la chiesa, raffiguranti La carità di San Camillo De Lellis e la Carità di San Vincenzo, scrive a lato di quest’ultima: “Ultimo lavoraccio… dopo circa 35 anni di carriera devo deporre i pennelli…”.
1941
Riammesso ufficialmente in ospedale a causa di un grave peggioramento delle condizioni fisiche e psichiche, il 28 luglio muore per cardiopatia.
A.C.C.O. – Associazione Culturale Cogoleto Otto ha deciso di dare vita a questo sito per convogliare tutto ciò che riguarda questo straordinario artista, confidiamo di ricevere quanta più collaborazione esterna affinché il sito cresca e si trasformi in un punto di riferimento per tutto ciò che riguarda GINO GRIMALDI!
I testi presenti nelle sezioni “L’uomo”, “L’artista” sono tratti dalla tesi di laurea in Psicologia dell’Arte di ANGELA PIPPO dal titolo “Vita, Morte e Miracoli nel ciclo pittorico di GINO GRIMALDI all’interno della chiesa dell’ex Ospedale Psichiatrico di Cogoleto“